L’impianto di protesi peniena è un intervento chirurgico complesso che richiede una precisa procedura da seguire scrupolosamente per ottenere il migliore risultato possibile. Ogni fase dell’operazione deve essere eseguita nel modo corretto: dall’incisione cutanea, all’accesso ai corpi cavernosi, alla dilatazione degli stessi, fino all’inserimento e al posizionamento dei componenti protesici. È fondamentale che il chirurgo abbia una profonda conoscenza dell’anatomia peniena e una consolidata esperienza in questo tipo di procedure per ridurre i rischi di complicazioni.

 

Per questo motivo è consigliabile rivolgersi a un centro andrologico italiano altamente specializzato, dove operino chirurghi esperti in impianti di protesi peniene. Solo in questo modo si può avere la garanzia che l’intervento venga eseguito seguendo tutti i protocolli e le migliori pratiche chirurgiche oggi disponibili. Scegliere una struttura d’eccellenza consente di minimizzare i rischi e di ottenere risultati ottimali sia dal punto di vista funzionale che estetico. La competenza e la professionalità del team chirurgico sono determinanti per il buon esito dell’impianto di protesi peniena.

 

Impianto protesi peniena: le fasi della procedura chirurgica

L’intervento ha inizio con un’incisione cutanea longitudinale di 4-5 cm a livello scrotale o alla base del pene e si procede sino ad accedere ai corpi cavernosi. Sia se si tratta di un impianto di protesi idraulica (o tri-componente) che di un impianto di protesi malleabile (o semi-rigida), si procede alla dilatazione dello spazio intercavernoso utilizzando dilatatori specifici per preparare la loggia alla componente malleabile o idraulica della protesi di pene.

 

È quindi inserito il componente principale della protesi, ossia i cilindri che andranno a sostituire i corpi cavernosi. Nel caso della protesi idraulica, i cilindri sono collegati tramite tubicini a un serbatoio posizionato a lato della vescica e ad una pompa collocata nello scroto. Nella protesi malleabile, invece, i cilindri sono collocati all’interno del corpo cavernoso sostituendolo interamente.

 

Dopo aver testato il corretto funzionamento della protesi idraulica o dopo aver controllato la protesi malleabile, si procede alla chiusura dell’albuginea e della cute utilizzando sutura riassorbibile. Un catetere vescicale permane per 24 ore assieme ad una medicazione compressiva. La scelta se impiantare una protesi idraulica o malleabile dipende anche dalle condizioni specifiche del paziente.

 

Impianto di protesi peniena: Tecniche e tempi dell’operazione

L’intervento chirurgico per l’impianto di protesi al pene ha una durata di circa 1 ora. È eseguito in anestesia generale o regionale, ma può essere realizzata anche in anestesia locale. Personalmente le protesi malleabili vengono realizzate sempre in anestesia locale e ambulatorialmente; ho anche realizzato i primi due casi in Europa di protesi di pene idraulica in anestesia locale.

 

L’accesso ai corpi cavernosi avviene attraverso un’incisione longitudinale di 4-5 cm a livello scrotale o alla base del pene. I corpi cavernosi sono quindi dilatati con appositi strumenti per preparare la loggia che accoglierà i cilindri della protesi. Nel caso di protesi idraulica o malleabile, i cilindri sono inseriti all’interno della loggia dopo un’opportuna dilatazione.

La componente idraulica prevede l’impianto di un serbatoio in addome (senza ulteriori incisioni cutanee) e di una pompa nello scroto. Ad impianto realizzato e prima della chiusura, il chirurgo verifica il corretto funzionamento della protesi attivandone il meccanismo di gonfiaggio e sgonfiaggio. È poi posizionato, sin dall’inizio, un catetere vescicale, che:

 

  1. Permette il drenaggio dell’urina nel periodo post-operatorio, evitando che il paziente debba sforzarsi per urinare nei primi giorni dopo l’intervento.
  2. Previene il rischio di ritenzione urinaria, frequente nel post-operatorio di chirurgia pelvica. Il catetere assicura il deflusso dell’urina evitando la distensione dolorosa della vescica.
  3. Consente il monitoraggio preciso della diuresi nelle prime 24-48 ore dopo l’intervento.

 

Infine è applicata una medicazione compressiva che consiste nell’applicazione di una fasciatura elastica stretta intorno al pene e nello scroto nel periodo post-operatorio. Ha diverse funzioni:

 

  1. Comprime i tessuti prevenendo edema, sanguinamento e raccolta di fluidi.
  2. Immobilizza e protegge la zona operata nella delicata fase di guarigione.
  3. Favorisce la corretta cicatrizzazione dei tessuti.
  4. Previene l’insorgenza di ematomi.
  5. Dà confort al paziente, alleviando fastidio e dolore nel post-operatorio.

 

La medicazione compressiva è rimossa dopo 24 ore, ma può essere mantenuta.