Dr Marco Cosentino
Articoli e Interviste
European Urology
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Il trattamento con gli inibitori della tirosin-chinasi
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Il trattamento con gli inibitori della tirosin-chinasi può essere interrotto essere nei pazienti con carcinoma a cellule renali metastatico con risposta completa al trattamento? Risultati di uno studio multicentrico e retrospettivo. (segue sotto)
Medical and Scientific Publishers
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Trattamento Laparoscopico dell’Emorragia Spontanea Retroperitoneale
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Karger
Trattamento Laparoscopico dell’Emorragia Spontanea Retroperitoneale, Sindrome di Wünderlich. (segue sotto)
National Center for Biotechnology Information
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Il tumore a cellule uroteliali della via urinaria superiore
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NCBI
Il tumore a cellule uroteliali della via urinaria superiore: localizzazione come fattore predittivo di tumore vescicale concomitante (segue sotto)
International Journal of Andrology
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Una seconda resezione trans-uretrale potrebbe essere non necessaria in tutti i tumori vescicali non muscolo-invasivi di alto grado
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International Journal of Andrology
Una seconda resezione trans-uretrale potrebbe essere non necessaria in tutti i tumori vescicali non muscolo-invasivi di alto grado (segue sotto)
International Urology and Nephrology
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La sostituzione della vescica
con materiale alloplastico
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International Urology and Nephrology
La sostituzione della vescica con materiale alloplastico: stiamo facendo progressi? (segue sotto)
World Journal of Urology
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L’uso di mannitolo
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L’uso di mannitolo in nefrectomia parziale e dal vivo dei donatori: un sondaggio internazionale. (segue sotto)
National Center for Biotechnology Information
Reflusso vescico-ureterale,
gestione endoscopica
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Reflusso vescico-ureterale, gestione endoscopica. (segue sotto)
National Center for Biotechnology Information
Il tumore a cellule della
granulosa del testicolo
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Il tumore a cellule della granulosa del testicolo: un caso bilaterale e sincrono. La chirurgia in testicolo-sparing può essere obbligatorio?(segue sotto).
Rivista Internazionale
di Andrologia
Priapismo secondario a tamsulosina:
un caso clinico.
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Rivista Internazionale di Andrologia
Priapismo secondario a tamsulosina: un caso clinico. (segue sotto).
National Center for Biotechnology Information
Condilomi Uretrali
negli uomini
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Condilomi Uretrali negli uomini: Esperienza in 123 pazienti senza precedente trattamento (segue sotto).
ragusanews
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L’anticoncezionale
maschile
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Ragusanews (25/04/2016)
Con il Dr Marco Cosentino parliamo oggi di un argomento molto interessante e tabù, l’anti-concezionale maschile. Esiste?? (segue sotto).
National Center for Biotechnology Information
Trattamento chirurgico della malattia di Peyronie
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NCBI (31/03/2016)
Obiettivo dello studio è stato quello di riportare i nostri risultati con un graft (patch) di submucosa intestinale di suino liofilizzata per la sostituzione tunica albuginea dopo l’incisione della placca per incarnazione del pene di grave entità (segue sotto).
ragusanews
Eiaculatio precox ed erezioni, incubi degli uomini
Ragusanews (10/03/2016)
ha incontrato il Dr Marco Cosentino; intervista su eiaculazione precoce (segue sotto).
ragusanews
Siciliano andrologo
di successo in Spagna
Ragusanews (17/02/2016)
ha incontrato nei giorni scorsi il Dr Marco Cosentino, medico chirurgo, andrologo, che opera e lavora in Spagna, da qualche tempo tornato in Sicilia per brevi periodi di consulenza. (segue sotto)
Introduzione: L’interruzione del trattamento con inibitori della tirosin-chinasi (TKI) e la loro somministrazione in caso di recidiva potrebbe migliorare la qualità della vita e ridurre i costi del trattamento per i pazienti con carcinoma renale (CR) metastatico nel quali una remissione completa della malattia è ottenuta dal solo trattamento medico o attraverso la resezione di metastasi residue. Obiettivo del lavoro è quello di valutare se TKI possono essere interrotti in questi pazienti selezionati affetti da carcinoma renale metastatico.
Materiali e Metodi: Un’analisi retrospettiva delle cartelle cliniche e studi di imaging è stato eseguito su tutti i pazienti con carcinoma renale metastatico trattati con TKI (n = 266) in cinque istituzioni. I pazienti con un CR sotto trattamento con TKI da solo o con l’aggiunta di metastasectomia della malattia residua a seguito di una risposta parziale, in cui sono stati interrotti i TKI, sono stati inclusi nell’analisi. I criteri di outcome analizzati sono stati: tempo alla recidiva di metastasi precedenti, comparsa di nuove metastasi, progressione sintomatica, miglioramento di eventi avversi e la risposta di ri esposizione a TKI. Sunitinib 50 mg / die per 4 settimane su e 2 wk fuori, Sorafenib 800 mg / die.
Risultati: Sono stati identificati 12 casi: 5 CRs trattati con Sunitinib, 1 CR con Sorafenib, e 6 CRs chirurgici trattati con Sunitinib e in seguito con metastasectomia residua. Gli effetti collaterali si sono ridotti in tutti i pazienti fuori dal trattamento. Ad un follow-up mediano di 8.5 mesi (range: 4-25) dalla sospensione di TKI, 7 dei 12 pazienti non presentarono recidiva mentre 5 presentarono recidiva di malattia, con nuove metastasi in 3 casi. Il tempo mediano alla progressione è stato di 6 mesi (range: 3-8).
Conclusioni: la re-somministrazione di TKI è stata efficace in tutti i casi. Lo studio è limitato da piccoli numeri e dal metodo retrospettivo. La sospensione del trattamento con TKI in pazienti con carcinoma renale metastatico e CR comporta il rischio di progressione della malattia con nuove metastasi e le potenziali complicanze. L’ulteriori analisi in una grande coorte di pazienti è giustificata prima che un tale approccio può essere considerato sicuro.
Introduzione: La sindrome di Wunderlich è una massiccia emorragia spontanea traumatico non retroperitoneale.
Di solito è secondaria ad una neoplasia renale, essendo l’angiomiolipoma la neoplasia più frequente seguita dal carcinoma renale.
La gestione di sanguinamento retroperitoneale spontaneo varia a seconda dello stato emodinamico del paziente.
Vi presentiamo il primo report di un nefrectomia laparoscopica transperitoneale in un paziente con emorragia attiva retroperitoneale spontanea secondaria ad una massa renale destra.
Introduzione: Obiettivo dello studio è stato quello di indagare l’esistenza di fattori predittivi per tumore della vescica (BC) concomitante in pazienti con carcinoma primario a cellule uroteliali della via urinaria superiore (UUT-UCC). Il carcinoma uroteliale è una malattia pan-uroteliale delle cellule epiteliali di transizione che ricoprono l’intero tratto della via urinaria. Anche se diversi studi hanno dimostrato l’associazione tra recidiva di tumore vescicale in seguito a UUT-UCC, poco si sa sulla incidenza del UUT-UCC e cancro della vescica (BC) concomitante in pazienti senza antecedenti di tumore vescicale.
Materiali e Metodi: Una revisione retrospettiva di 673 pazienti diagnosticati e trattati per UUT-UCC è stata eseguita. Sono stati esclusi i pazienti con una storia anteriore di BC. Abbiamo studiato l’età, il sesso, la localizzazione del tumore del tratto superiore (calici, pelvi renale, uretere superiore, uretere medio ed uretere inferiore), presenza di multifocalità, i sintomi clinici, grado e stadio patologico del tumore. Tabelle di contingenza e test chi-quadro sono stati utilizzati per le variabili e l’analisi della varianza (ANOVA) e per le variabili quantitative categoriali.
Risultati: 450 pazienti che hanno raggiunto i criteri di inclusione sono stati identificati. Di questi, 76 (17%) presentava UUT-UCC primario e BC concomitante. La localizzazione del tumore primario UUT-UCC era nei calici e/o pelvi renale in 25 pazienti (34%), uretere superiore 8 (11%) ed inferiore dell’uretere 37 (49%). In 6 pazienti (8%), i dati erano mancanti. BC concomitante è stato trovato nel 10, 18, e il 33% dei pazienti con UUT-UCC primario localizzato a livello caliceale, della pelvi renale, dell’uretere superiore e inferiore, rispettivamente. All’analisi multivariata, la localizzazione del UUT-UCC è stato l’unico fattore predittivo di tumore della vescica concomitante (OR: 1,7; 95% CI, 1,007-2,906 p = 0,047).
Conclusioni: I nostri risultati suggeriscono che la possibilità di BC concomitante in pazienti con diagnosi di UUTUCC primario può raggiungere il 33% e dipende principalmente localizzazione del tumore del tratto superiore.
Introduzione: Obiettivo dello studio è stato di valutare il tasso di persistenza, infra-stadiazione e complicanze perioperatorie nei pazienti con tumore vescicale di alto grado non-muscolo-invasivo che sono stati sottomessia re-resezione transuretrale della vescica (re-TUR).
Materiali e Metodi: Abbiamo eseguito una revisione retrospettiva di 47 pazienti con stadio clinico del tumore vescicale di alto grado non-muscolo-invasivo sottomessi a re-TUR tra gennaio 2007 e dicembre 2009 presso il nostro centro. Abbiamo valutato il tasso di tumore residuo (persistenza), la sottostadiazione e le complicanze chirurgiche nonché i costi di re-TUR.
Risultati: In 22 casi è stata indicata la re-TUR per la mancanza di muscolare propria nel materiale inviato ad anatomia Patologica (cTX). Abbiamo osservato tumore residuo in 8 dei 47 pazienti (17%) e sottostadiazione in 2 casi (4,2%), nei 2 infrastadiati non era stato osservata la muscolare propria nella RTU iniziale. I restanti 20 cTX (90%) erano cT0 nella re-TUR. Non abbiamo osservato nessun caso di cT1 in cui la re-TUR ha dimostrato sottostadiazione (≥ cT2). Sei pazienti (12,6%) hanno avuto complicazioni secondarie di re-TUR (una stenosi uretrale, 2 re-interventi per emorragia, 1 infezione del tratto urinario febbrile e 2 perforazioni della vescica).
Conclusioni: Nel nostro studio, la mancanza di muscolare nella TURB iniziale è l’unico fattore di rischio per la sottostadiazione. Ecco perché in questi casi consideriamo la re-TUR come obbligatoria. Al contrario, nei casi nei quali la TURB è stata completa e la muscolare è presente e libera da tumore (cTA-T1), siamo convinti che la re-TUR sistematica non sia necessaria e solo va indicata in casi specifici non essendo questa priva di complicanze.
Introduzione: La cistectomia radicale con linfoadenectomia e derivazione urinaria è il trattamento gold standard per il cancro della vescica in caso di malattia muscolo-invasiva organo-confinata, in pazienti selezionati con malattia non muscolo-invasiva di alto grado o che sono non-responder al BCG. Le principali complicanze e la morbidità di questa chirurgia impegnativa sono correlate all’uso di intestino per la ricostruzione del tratto urinario. Per questo motivo, molti progetti passati sono stati dedicati alla ricerca di una alternativa all’uso di intestino. Lo scopo di questa revisione è quello di fornire una sintesi dell’evoluzione della sostituzione della vescica con materiale alloplastico.
Materiali e Metodi: Una revisione completa della letteratura è stata effettuata utilizzando il database Medline National Library of Medicine e Google Schoolar. Parole chiave sono state: cistectomia e intestino, intestino, sostituzione, sostituzione della vescica, sostituzione di organi, vescica artificiale, materiale alloplastico, biomateriali e ingegneria dei tessuti.
Risultati: Varie protesi sono state proposte per la sostituzione della vescica urinaria, essendo il silicone il materiale più utilizzato. Il primo modello pubblicato di una vescica alloplastica è stato descritto da Bogash et al. a fine del 1959, mentre l’ultimo, nel 1996, è stato presentato dal team di Rohrmann.
Conclusioni: Una collaborazione interprofessionale assieme ai recenti progressi nella tecnologia e l’ingegneria dei tessuti può aiutare nello sviluppo di protesi di vescica adatta. Gli urologi così come gli ingegneri e l’industria hanno bisogno di dare a questa questione seria attenzione.
Introduzione: Studi sugli animali hanno dimostrato i potenziali benefici di mannitolo come agente nefroprotettivo durante ischemia calda; esso può avere proprietà antiossidanti e anti-infiammatorie ed è talvolta utilizzato durante nefrectomia parziale (PN) e la nefrectomia da donatore vivente (LDN). Nonostante questo, uno studio prospettico sul mannitolo non è mai stato eseguito. Scopo di questo studio è quello di documentare i modi di utilizzo del mannitolo durante PN e LDN.
Materiali e Metodi: Una survey sull’uso di mannitolo durante PN e LDN è stata inviata a 92 centri urologici ad alto volume di chirurgia. Domande incluse riguardavano l’uso di mannitolo, indicazioni per l’utilizzo, il medico responsabile della somministrazione, il dosaggio, i tempi e le altre misure renoprotettive usate.
Risultati: Il mannitolo è stato utilizzato nel 78 e 64% dei centri che effettuano PN e LDN rispettivamente. L’indicazione per uso era come antiossidante (21%), come diuretico (5%) e come una combinazione dei due (74%). Per PN, i dosaggi più comuni erano 12,5 g (30%) e 25 g (49%). Per LDN, le dosi più comuni erano 12,5 g (36,3%) e 25 g (63,7%). Nel complesso, l’83% dei centri utilizza mannitolo, mentre due utilizzano furosemide come agente renoprotettore.
Conclusioni: La grande maggioranza di centri ad alto volume che svolgono PN e LDN utilizzano il mannitolo come agente renoprotettivo. Poiché non ci sono dati che dimostrano il suo valore né un’indicazione standard all’uso, questo studio può fornire informazioni utili per uno studio prospettico randomizzato.
Salve nuovamente, oggi parliamo di un argomento molto spinoso e che suscita preoccupazioni: il varicocele. Prima di addentrarci cominciamo con la definizione del varicocele: si tratta di una dilatazione varicosa delle vene del “plesso pampiniforme”; una varice, per capirci, localizzata a livello del cordone che porta sangue e altro al testicolo. E’ conosciuto da circa 100 anni mentre dal 1952, anno nel quale un Autore identificò il varicocele come causa di infertilità, viene studiato e trattato soprattutto per questo. Tale patologia rappresenta un problema comune nella pratica clinica e nella medicina della riproduzione e si può riscontrare nel 15% delle persone “normali”, in circa il 35% delle persone con infertilità primaria ed in circa il 70-80% delle persone con infertilità secondaria. E’ più frequente nel lato sinistro rispetto al destro per ragioni anatomiche e, nella gran maggioranza dei casi, non è associato a dolore o a sintomatologia; è diagnosticato attraverso l’esposizione fisica ed è classificato in 3 gradi secondo l'”impotenza” delle varici; l’ecografia con il doppler testicolare è una prova ancillare ma obbligatoria. Molto si è discusso e si discute riguardo le cause del danno testicolare, i meccanismi d’azione, su come possano questi determinare un’alterazione dei parametri seminali fino all’infertilità, qual è la tecnica chirurgica migliore e quando operare. Se dovessi parlarne per esteso non finirei mai e vi annoierei, cercherò di focalizzare il vostro interesse su pochi concetti. Non sappiamo ancora bene come, ma il varicocele può provocare una riduzione del volume testicolare ed un danno alle cellule che producono gli spermatozoidi che può portare sino all’infertilità. Sono chiamati in causa come responsabili del danno l’aumento della temperatura testicolare, l’esposizione prolungata del testicolo a sostanze tossiche nonché altri fattori; tuttavia l’essere affetti da varicocele non comporta necessariamente avere un problema o essere inferiti p dover subire un intervento. Ci sono molte persone che hanno il varicocele e hanno figli, quindi una cosa non esclude l’altra. Quale tecnica chirurgica eseguire. L’obiettivo numero 1 della correzione del varicocele è il miglioramento dei parametri seminali evitando le possibili complicanze. Le tecniche sviluppate negli ultimi 60 anni sono veramente tante e diverse: legatura alta delle vene spermatiche, legatura bassa, legatura sub-inguinale, l’embolizzazione e la radiologia interventistica, la sclerotizzazione anterograda e, infine, la microchirurgia. Molti sono i lavori scientifici che parlano di risultati e complicanze delle varie tecniche e che confrontano le varie opzioni terapeutiche. Fra tutte queste, la microchirurgia rappresenta l’ultima arrivata nonché la più sicura, con meno complicanze e migliori risultati in termini di recupero del volume testicolare, miglioramento dei parametri seminali e tassi di gravidanze spontanee. Sebbene la microchirurgia sia stata introdotta negli anni ’70 principalmente per l’intervento reversibile della vasectomia (la vaso-vasectomia), la legatura microchirurgica delle vene spermatiche è diventata dal 2005-2006 la tecnica d’elezione per il trattamento del varicocele nei centri andrologici di eccellenza e permette di legare selettivamente tutte le vene spermatiche, grazie all’utilizzo di un microscopio ad ingrandimento ottico, e di identificare e risparmiare i vasi linfatici (evitando così la complicanza dell’idromele) e l’arteria spermatica (evitando altre spiacevoli complicanze testicolari). In più, la possibilità di avere una recidiva del varicocele con questa tecnica si attesta attorno al 1%; vi consiglio a riguardo di vedere attentamente il video dell’intervento presente nella sezione “varicocele” della mia pagina web www.marcocosentino.com/it. Perché in Italia non si esegue con il microscopio? La legatura microchirurgica delle vene spermatiche non si pratica in Italia perché è un intervento tecnicamente molto ma molto complesso che richiede un gran maestro, grande conoscenza della microchirurgia, una buona dotazione tecnologica, mano fermissima e tanta esperienza… io ho terminato nel 2013 la mia cura d’apprendimento con una casistica da fare invidia, ed ora lo eseguo anche in ambulatorio, con anestesia locale.
Spero di aver dato qualche informazione utile in più, ci vediamo a Caltagirone o Modica in caso di dubbi. Buone vacanze a tutti e a settembre!
Introduzione: Il reflusso vescico-ureterale (RVU) è definito come il flusso retrogrado di urina dalla vescica al tratto urinario superiore e si distingue in primario e secondario. E’ presente nel 25-70% dei bambini che hanno una infezione della via urinaria (UTI) associata a pielonefrite, l’associazione tra UTI e RVU predispone i bambini ad avere cicatrici renali con conseguente alterazione della funzionalità fino all’insufficienza renale cronica.
Materiali e Metodi: Abbiamo realizzato una revisione della letteratura sul trattamento endoscopico del reflusso vescico-ureterale analizzando le diverse tecniche, i materiali utilizzati per l’iniezione endoscopica, le indicazioni e le complicanze descritte in letteratura.
Risultati: Oltre 100 articoli abbiamo trovato sul trattamento endoscopico del reflusso con indicazioni, complicanze e risultati nel breve, medio e lungo termine. Di questi abbiamo selezionato i più recenti assieme alle attuali linee guida europee ed americane.
Conclusioni: Il trattamento endoscopico del reflusso vescico-ureterale è diventato progressivamente la tecnica di scelta per il trattamento del reflusso vescico-ureterale primario associato a pielonefrite o ad infezioni del tratto urinario e permette di ritardare l’utilizzo della chirurgia a cielo aperto.
Il tumore a cellule della granulosa del testicolo.
Introduzione: Il tumore a cellule della granulosa del testicolo (juvenile granulosa tumor – JGT) è una neoformazione infrequente che interessa le cellule stromali e che può essere distinta in adulta e giovanile, essendo quest’ultima la più comune. JGT è un reperto patologico raro, pari al 1,2% – 3,9% dei tumori prepuberali del testicolo. E ‘considerato come un tumore benigno dello stroma del cordone e di solito è unilaterale. Anche se la chirurgia radicale era stata precedentemente considerata come il trattamento di scelta, la chirurgia “risparmatrice di testicolo” (testis-sparing) è ora raccomandata in tutti i casi dove possibile. Riportiamo un caso di un tumore sincrono a cellule della granulosa giovanile bilaterale in un bambino di 6 mesi, trattato con la chirurgia “risparmatrice di testicolo” e abbiamo realizzato una revisione della letteratura.

Articolo R.I.A.
Priapismo secondario a tamsulosina: un caso clinico.
Introduzione: Il priapismo è definito come un’erezione prolungata del pene in assenza di desiderio sessuale e con una durata superiore alle 4 ore; questo fenomeno rappresenta un’emergenza medica che richiede un trattamento urgente e può essere seguito da fibrosi dei corpi cavernosi e impotenza sessuale permanente. Il priapismo può essere diviso in tre sottotipi a seconda della causa e può essere indotto da alcuni agenti.
Caso Clinico: Presentiamo un caso di priapismo indotto da trattamento con tamsulosina in un paziente con sintomi ostruttivi del tratto urinario inferiore (LUTS) e allo stesso tempo eseguiamo una revisione della letteratura.
Conclusioni: Il priapismo secondario al trattamento con tamsulosina è un evento raro che difficilmente è stato riportato in letteratura. In caso di priapismo secondario a trattamento medico, l’interruzione del trattamento eviterebbe il ripetersi dell’evento.

Articolo NCBI
Condilomi Uretrali negli uomini: Esperienza in 123 pazienti senza precedente trattamento.
Introduzione.
La più comune infezione a trasmissione sessuale è l’infezione da papillomavirus umano. Ci sono più di 100 tipi di papilomavirus umano, e più di 30 sottotipi interessano la zona genitale. Il coinvolgimento uretrale è raro e solitamente limitato ai 3 cm distali del meato. Ci sono vari trattamenti per condilomi uretrali; di norma, sono limitati da un approccio difficile, da recidive e da complicanze potenziali, la più importante delle quali è rappresentata dalla stenosi uretrale. Lo scopo dei trattamenti è di rimuovere le verruche e indurre periodi senza lesioni. Tali trattamenti non eliminano l’infezione né impediscono la continua trasmissione del virus.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente 123 pazienti diagnosticati e trattati per condilomi nella zona genitale presso il nostro istituto tra aprile 2009 e aprile 2012.
Risultati: l’età media dei pazienti era di 28,7 anni (range 19-51). Dei 123 pazienti inclusi, 48 (39%) avevano una storia di precedente malattie sessualmente trasmissibili, uretrite gonococcica più frequentemente. Tre di loro aveva una malformazione uretrale a forma di ipospadia, e altri tre hanno riportato una precedente manipolazione urologica (cateterismo).
Conclusioni: I condilomi uretrali sono rari, la crioterapia come tecnica è semplice, facile da applicare e ha un bassissimo rischio di complicanze in pazienti con verruche accessibili dall’esterno.

Intervista ragusanews 25/04/2016
L’anticoncezionale maschile.
Con il Dr Marco Cosentino parliamo oggi di un argomento molto interessante e tabù, l’anti-concezionale maschile. Esiste?
Carissimi è sempre un piacere, finalmente una domanda che fa arrossire gli uomini! L’anticoncezionale maschile esiste (almeno dal 1800…) solo che in Italia si parla molto poco a riguardo e l’argomento è assolutamente tabù, faccio riferimento alla Vasectomia. L’anno scorso, per diletto personale, ho chiamato a riguardo una trentina di Centri tra nord e sud Italia che riferiscono avere un Andrologo tra gli specialisti e ho chiesto se eseguivano tale intervento. Dato veramente sorprendente è stato sentire che quali il 100% dei centri riferisce che il procedimento è illegale in Italia e, cosa ancora peggio, ho avuto la stessa risposta ponendo la stessa domanda a diversi colleghi italiani. La vasectomia è un intervento legale in Italia dal 1978 e addirittura la Cassazione ha ribadito il concetto nel lontano 1987.
Prima di parlarvi della vasectomia mi piacerebbe fare un breve accenno all’anti-concezionale.
Ad oggi svariati sono i farmaci e le tecniche presenti che permettono ad una donna di non restare incinta o di rimediare in caso di rotture di preservativo o di gravidanza non desiderata o, se già si hanno dei figli, di trattarsi per avere una vita sessuale più “tranquilla”.
E per l’uomo? Beh, i mezzi a disposizione dell’uomo in tal senso sono assolutamente limitati ed includono unicamente il preservativo e la vasectomia, non esiste altro (se escludiamo la “retromarcia” o coito interrotto). Il preservativo risale ai tempi degli egiziani (circa 1500 a.C.), metre la vasectomia è conosciuta e praticata dal 1800 circa; per le industrie farmaceutiche non ha il minimo senso spendere per inventare l’anticoncezionale maschile già che esiste di tutto per la donna. Tale intervento (la vasectomia) rappresenta il procedimento chirurgico più frequente eseguito dagli Urologi negli Stati Uniti ed è più semplice, rapido, sicuro, economico, meno invasivo ed effettivo come tecnica anticoncettiva rispetto qualsiasi procedimento “femminile”. L’intervento consiste nel sezionare una parte del condotto che permette agli spermatozoidi di fuoriuscire dai testicoli, è eseguibile ambulatorialmente ed in anestesia locale e gli effetti collaterali sono assolutamente trascurabili e gestibili con anti-infiammatori e altre misure locali. Non modifica l’organismo, l’eiaculazione, il piacere o altro, il cambio è unicamente microscopico: l’uomo eiacula seme privo di spermatozoidi. Considero personalmente un’assurdità vedere coppie di 40 anni con prole nelle quali la donna prende ormoni o ha un DIU o che pensano fare la legatura delle tube… tanto meno di 10 minuti nel fare una vasectomia e i benefici sono ovviamente per entrambi. Già che ci siamo mi piacerebbe sfatare anche l’altro mito riguardo la vasectomia, cioè che sia un intervento “irreversibile”: era reversibile alla fine del 1800 e con l’avvento della microchirurgia negli anni ’80 i risultati in termini di reversibilità sono arrivati al 80-90% circa (in mani esperte). Qualora si abbia la sfortuna di cadere nel 10-20% della possibilità di insuccesso, esistono le tecniche di riproduzione assistita che permettono bypassare il problema con una semplice biopsia testicolare, e io sono l’andrologo di riferimento dei 2 più seri centri di riproduzione assistita spagnoli con quasi 30 anni di esperienza nel settore. Qui a Barcellona pratico dal 2009 una ventina vasectomie al mese che, dal 2012, sono diventate circa 8-9 la settimana e la ferita è di circa 6-8 mm grazie ad uno strumento che mi permette di separare la cute senza inciderla.
Ultima curiosità, un paziente alla settimana viene ad operarsi a Barcellona provenendo dall’Italia, ora potete risparmiare viaggio ed hotel, ci vediamo a Modica.

Articolo NCBI 31/03/2016
Trattamento chirurgico della malattia di Peyronie con patch di submucosa intestinale liofilizzata.
Introduzione: Obiettivo dello studio è stato quello di riportare i nostri risultati con un graft (patch) di submucosa intestinale di suino liofilizzata (Surgisis ES, Cook Medical) per la sostituzione tunica albuginea dopo l’incisione della placca per incurvazione del pene di grave entità.
Materiali e Metodi: Abbiamo valutato retrospettivamente i pazienti trattati chirurgicamente presso il nostro istituto per malattia di Peyronie (PD) per mezzo di incisione di placca e suina innesto di sottomucosa intestinale (Surgisis) tra il 2009 e il 2013. Allo stesso tempo è stata realizzata una revisione della letteratura, alla ricerca di report e risultati simili.
Risultati: Quarantaquattro pazienti sono stati identificati che sono stati diagnosticati di malattia di Peyronie tra il 2009 e l’inizio del 2013, e che sono stati trattati con corporoplastica, incisione di placca e innesto con Surgisis per una curvatura grave del pene. La curvatura del pene era dorsale in 40 casi (90%) e lateralmente a destra in 4 pazienti (10%). La durata media di un intervento chirurgico era di 165 minuti (range 90-200). Dimensione medie dell’innesto sono state pari a 6.5 cm2 e il follow-up medio è stato di 19,2 mesi (range 11-48).
Conclusioni: Nei pazienti con grave curvatura del pene a causa di PD, tributari di intervento di corporoplastica con incisione di placca e innesto di patch, il Surgisis rappresenta una buona opzione con un basso rischio di complicanze, al di sotto di quanto descritto in precedenza con gli altri tessuti indagati.

Intervista ragusanews 10/03/2016
Molti uomini hanno l’incubo delle prestazioni. Come risolvere il problema dell’eiaculatio precox?
L’eiaculazione precoce (e.p.) è un problema assolutamente diffuso e si stima che la sua incidenza rasenti il 60% nei soggetti giovani. “L’incubo delle prestazioni” rappresenta il vero problema delle persone affette da e.p.: quando l’uomo si fissa con certi pensieri e perde la spontaneità nella relazione sessuale, entra in un circolo vizioso che lo porterà a pensare più al tempo che alla relazione in se (resisterò di più? eiaculerò presto?). Prima di tutto bisogna parlare con il paziente e capire se davvero presenta questo problema, più di una volta ho visitato persone che credono di essere affetti da eiaculazione precoce perché eiaculano ai 10 minuti dalla penetrazione…e questo è ben sopra la media. Gli ultimi lavori scientifici a riguardo concordano nel parlare di e.p. quando il tempo dalla penetrazione all’eiaculazione è di circa 1 minuto, mentre la media europea tra soggetti “normali” è di circa 2-3 minuti. Il trattamento dell’e.p. è una cosa ben più complicata da spiegare ma ci proverò. In passato è esistita una solida linea di pensiero che attribuiva al pene la causa dell’e.p., attualmente sappiamo bene che il problema non ha niente a che vedere col pene già che la causa è centrale, la testa; da allora, abbiamo a disposizione dei farmaci che agiscono a tale livello ritardando l’eiaculazione. Essendo un problema centrale, il trattamento medico sarà solo di “appoggio”, cercherà di dare sicurezza al paziente nel breve termine, e potrà accompagnarsi da una valutazione da parte di un sessuologo.
Scarsa erezione. Quali sono i rimedi?
Scarsa erezione, termine scientifico… Bisogna distinguere tra pene non sufficientemente rigido per penetrare o penetrazione possibile ma detumescenza precoce (pronta perdita di rigidità). Lo studio del paziente affetto da disfunzione erettile (DE) comprende una serie di domande volte a identificare la presenza dei vari fattori di rischio per la DE, alcuni di questi sono correggibili mentre altri no. Anche qui, come nell’eiaculazione precoce, la testa può giocare un ruolo principale ed essere la causa del problema; in questi pazienti il trattamento medico con farmaci che permettono un’erezione “più facile” serve solo a dare sicurezza e una valutazione da parte di un sessuologo potrebbe essere utile. Nella maggior parte dei pazienti il problema è organico e dovuto a vari fattori. L’erezione si ottiene perché entra sangue nel pene che, attraverso un sistema valvolare, rimane dentro il pene e ciò conferisce rigidità. Le famose pillole che si utilizzano altro non sono che vasodilatatori e permettono al sangue di entrare nel pene con meno difficoltà, sono farmaci abbastanza sicuri e, al contrario di quanto si dice popolarmente, non provocano infarti se prescritti da un medico e col dovuto controllo. Gli altri mezzi che abbiamo a disposizione sono sempre della stessa famiglia, cambiano la via di somministrazione (gel intra-uretrale / supposte intra-uretrali / iniezioni intra cavernose), gli effetti collaterali e le indicazioni/controindicazioni mediche hanno tutti lo stesso obiettivo che è quello di facilitare l’entrata di sangue nel pene. Quando, invece, i mezzi disponibili diventano non efficaci allora bisogna ricorrere a rimedi più estremi come la protesi di pene il cui scopo è conferire rigidità al pene. Le protesi possono essere di due tipi: semi-rigide che comportano un pene sempre eretto, o idrauliche (attivabile tramite una pompetta situata nello scroto) che permettono di irrigidire il pene solo al momento del bisogno. Anche qui ci sono indicazioni e controindicazioni specifiche e solo lo specialista decide a quale intervento sottoporre il paziente. La degenza media è di 48 ore (dall’ingresso alla dimissione) e, come accennai l’ultima volta, esiste una nuova tecnica che permette di impiantare una protesi semi-rigida ambulatoriamente ed in anestesia locale.
Quali sono le differenze fra un uomo circonciso e uno non circonciso?
Le differenze vanno dal piano estetico a quello infettivo, della sensibilità ed igienico. Il prepuzio, la pelle che ricopre il glande, è una struttura particolarmente vascolarizzata e ricca di innervazione sensitiva; il suo scopo è quello di proteggere il glande ed ha anche una funzione esogena. Visivamente l’uomo circonciso si presenterà con il glande scoperto (totalmente o parzialmente ed eseguibile ambulatoriamente). Riduce il rischio di trasmissione del HPV (Virus del Papilloma Umano) già che questo ha una predilezione, ed attecchisce meglio, a livello delle mucose; con la circoncisione la mucosa (parte interna del prepuzio) si epitelizza e il rischio di infettarsi diminuisce. Oltre al HPV, la circoncisione riduce il rischio di trasmissione del HIV (Virus dell’Immunodeficienza Umana) e rappresenta il mezzo preventivo d’eccellenza in Africa; in europa questo mezzo non è costo effettivo e ci sono altri mezzi come il preservativo di più facile accesso e meno invasivi. Può modificare la sensibilità del glande? In persone con glande particolarmente sensibile, la circoncisione può ridurre l’ipersensibilità di questo (sempre epitelizzando la mucosa) potendo in teoria favorire anche una relazione più prolungata nel tempo. A livello igienico, infine, è anche da preferire un pene circonciso a uno non già che molti uomini hanno la cattiva abitudine di urinare senza detrarre il prepuzio. Questo può dar seguito ad accumulo di secrezioni (smegma) nella parte interna del prepuzio che può provocare infezioni e progressiva difficoltà nel retrarre la pelle prepuziale fino all’impossibilità a retrarla.

Intervista ragusanews 17/02/2016
Dottor Cosentino, chi è l’andrologo e in cosa consiste il suo lavoro?
L’Andrologo è il medico specialista in salute dell’uomo. Più nello specifico è lo specialista che si occupa della salute riproduttiva ed uro-genitale dell’uomo. Il mio lavoro, oltre a quello da urologo, include lo studio e la cura dei problemi sessuali e di fertilità, le anomalie dei genitali come l’incurvazione del pene, i problemi di erezione ed eiaculazione e le malattie di trasmissione sessuale. A parte questo, il concetto di andrologia e di andrologo che ho studiato è quello di una figura che deve ricoprire per l’uomo ciò che il ginecologo ricopre per la donna: uno specialista da consultare per fare un controllo dei genitali, della fertilità o della via urinaria indipendentemente dalla presenza di problemi.
Ci fa un esempio di casi clinici in cui c’è bisogno dell’andrologo?
Coppia giovane che cerca di avere un figlio da tempo, la moglie controllata dal ginecologo ed apparentemente senza problemi mentre il marito non ha mai fatto un’analisi del liquido seminale (spermiogramma) per vergogna o perché pensa che non può avere lui il problema. Finalmente realizza lo spermiogramma e si rende conto di avere spermatozoi che si muovono lentamente o la cui forma è alterata o che sono pochi di numero. L’andrologo in questo caso procede con lo studio del paziente ricercando la causa che ha portato il problema di fertilità e offrendo una opzione di trattamento che aiuti la coppia a raggiungere l’obiettivo preposto. Dall’andrologo, comunque, bisognerebbe andare parallelamente al ginecologo e gli studi devono essere della coppia e non solo della moglie. Ciò permetterà di risparmiare tempo, pazienza e risorse. Timori, vergogne e pregiudizi dovrebbero essere solo il ricordo di un’altra epoca e non di questa nella quale viviamo.
Dove opera lei e perché?
Dove opero e perché?…bella domanda. Diciamo che ho diverse offerte tanto in Sicilia quanto al nord Italia e, ovviamente a Barcellona dove vivo, lavoro e opero da 7 anni. Ci sono buone strutture in Sicilia e a Ragusa ce n’è una che mi interessa molto, vedremo prossimamente ma al momento visito a Modica presso il Centro Sacro Cuore. L’Italia non è il classico Paese dove ai giovani venga dato molto spazio…lo sapere vero? Posso essere bravo, avere titoli ed essere l’unico in Italia ad averli, pubblicare su riviste internazionali e altro…ma sono giovane e questo può rendere le cose più difficili. Avete un’altra domanda??
Qual è stato il suo percorso professionale?
Dopo la Laurea in Medicina e Chirurgia ottenuta a Catania, ho proseguito i miei studi universitari a Padova dove ho studiato e mi sono specializzato in Urologia. Al termine della specializzazione ricevo un’offerta di lavoro altamente formativa presso uno dei centri più d’eccellenza europei, la Fundacio Puigvert a Barcellona in Spagna. Quando ero pronto a tornare in Italia lo stesso direttore del centro, visti i titoli e risultati ottenuti, mi offre di restare studiando una parte dell’urologia ad altissimo livello e di prendere una seconda specializzazione, in Andrologia, presso uno dei pochissimi centri europei in grado di rilasciare tale certificato. Mentre in Italia è sufficiente essere specialista in Urologia per esserlo anche in Andrologia, presso tale ospedale universitario, ho studiato per 2 anni per ottenere un titolo di specialista in andrologia riconosciuto dall’Accademia delle Scienze Mediche Spagnola e dalla European Academy of Andrology e io sono il primo italiano in più di 75 anni di storia del centro ad ottenere tale titolo.
Problemi di erezione, come si può intervenire?
La cosa facile è prescrivere una pillola che possa aiutare a risolvere il problema dell’erezione, il complicato viene quando si cerca di capire a come si è arrivati alla disfunzione erettile (tenendo in conto che avere problemi erettili può essere anche una cosa fisiologica, “normale” con l’età). Al giorno d’oggi i rimedi per i problemi erettili sono vari: oltre alle più che conosciute pillole e alle ancora più datate iniezioni nel pene, esistono gocce da inserire nel meato uretrale (l’orifizio da dove esce l’urina), speciali supposte intra-uretrali e, per ultimo, esiste la chirurgia protesica che può essere semi-rigida (pene sempre eretto) o idraulica (attivabile e disattivabile manualmente). Riguardo quest’ultima, una delle tecniche innovative che voglio introdurre in Italia consiste nell’impianto protesico ambulatoriale ed in anestesia locale: il paziente si reca in clinica, si esegue un’anestesia speciale (blocco del pene) e procedo all’impianto della protesi di pene attraverso due piccole incisioni cutanee nel pene (ognuna di 2 cm). Al termine dell’intervento il paziente si medica, si alza e può andare a casa immediatamente dopo. Comodo, sicuro, privacy rispettata ed economicamente per niente impegnativo. In Italia, ad oggi, nessuno esegue questo tipo di intervento e mi piacerebbe cominciare proprio con la mia terra.